mercoledì 3 aprile 2013

LDN


Londra per la sensazione di essere al centro del mondo. Perché da ogni punto della città parte un percorso diverso per attraversarla e viverla, percorsi di secoli fa e di qualche giorno fa appena.

Londra per la drogheria libanese accanto al pub irlandese. Per il café che ti fa sentire a Parigi e i nomi delle fermate della metro in inglese e in punjabi. 

Londra per le sue città dentro alla città. Fotografare i nuovi grattacieli della City di pomeriggio e passeggiare per Marylebone la sera. 

Londra per sapere già in quale parte della città vorrò andare la prossima volta in cui tornerò. Perché in 3 giorni vedi tutto e niente e perché comunque quando riparti ti viene il "mal di Londra" e pensi già a quando la rivedrai.

Londra per il traffico del centro che si ferma per il passaggio di un corteo di pattinatori vestiti da coniglietti il giorno di Pasqua che spingevano con sé persone in sedia a rotelle e bambini addormentati nei passeggini (nonostante la musica assordante). Perché è una metropoli magnetica, di quelle "ma che ci abito a fare io in un'altra parte del mondo mentre esistono posti come questo?". 


Alessandro, il suo papà A. ed io siamo partiti il sabato mattina all'alba e siamo ritornati il lunedì sera (non ci abbiamo capito una mazza sull'orario dell'arrivo del nostro volo di ritorno a Milano tra fuso orario, ora legale, orologio mezzo scarico e telefono che forse si sincronizzava da solo ma anche no): giusto quel boccone che ti fa venire voglia di addentare tutto il panino. 


Su Londra ho già detto, anche se non è abbastanza. 


Sul viaggiare con bambini quasi unenni: si può fare, si torna indietro tutti vivi. Per quanto riguarda Londra, basta non prendere la metro con il passeggino perché ancora poche stazioni sono dotate di ascensori, a meno di non essere sposate con Big Jim che trasporta e non cerca aiuto altrui con occhio implorante mentre il sudore gli annebbia la vista. Per il resto c'è tutto. Se poi il tuo quasi unenne scalpita nel seggiolone per assaggiare hummus al ristorante greco e in aereo non si sveglia neanche con il frastuono del decollo ti rendi conto che i bambini sono più di mondo degli adulti. Poi vabbè, all'atterraggio il quasi unenne vomita tutto il latte della colazione addosso a se stesso e alla mamma, ma gli imprevisti possono capitare ovunque, no? 

Di fatto, non è la prima volta che portiamo Alessandro con noi in qualche zingarata: siamo già stati ad Atene e a Lanzarote, viaggi di cui vorrei scrivere presto. Con un po' di organizzazione si può fare e lo faremmo molto di più se potessimo (per il momento Alessandro non può esprimere un eventuale disaccordo, quindi per il momento vale la regola del silenzio assenso). Di solito fa bene a tutti. Anzi, guardando il Big Ben pensavo a quella canzone che ad Alessandro piace tanto, quella di Peter Pan che dice "con un allegro pensier puoi la gioia suscitar..." e mi dicevo che un giorno ripenserò a quella volta in cui Alessandro, A. ed io siamo stati a Londra che Alessandro ancora non camminava e faceva un freddo becco che ogni volta per uscire ci volevano 10 minuti di meticolosa preparazione antigelo e tutto mi sembrava tanto un allegro pensier.

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