lunedì 23 gennaio 2012

- 3 mesi!!


Mi rendo conto che sto iniziando a pensare al parto. Fino a poco tempo fa, alle panzone che dicevano di non voler sentire parlare di parti rispondevo: "Sì, ma, il parto è quello che è, lo sappiamo tutti... Cosa cambia sentirne parlare?". Ecco, oggi mi sono resa conto che quelle stesse panzone avranno interiormente commentato con un bel "'sti ca...?!". 

Proprio oggi stavo leggendo su un libro un capitolo sul parto suddiviso in parte teorica e parte pratica, ossia: prima sono descritti sia ciò che sono il parto naturale e il taglio cesareo sulla carta e poi viene raccontata l'esperienza di una donna che dà alla luce un figlio dopo una gravidanza sudatissima, in tutti i sensi. Ebbene, la lettura mi ha resa nervosa. Ero in metropolitana con quel libro tra le mani dilaniata dal dilemma "Voglio disperatamente sapere ogni cosa, ma allo stesso tempo preferirei non sapere niente". Oh porca paletta. Improvvisamente scopro che per me il parto non è più quel momento catartico in cui finalmente stringerò tra le braccia il mio bambino, non importa quanto si possa soffrire, ma essenzialmente una cruda procedura medica. Leggere parole quali "lacerazione", "catetere", "ricucitura di 7 strati tra cui pelle e muscoli dopo un taglio cesareo, mentre nel frattempo non è detto che tu sappia dove è stato portato il tuo bambino" non mi ha trovata carica e preparata come mi sentivo fino a poco tempo fa sull'argomento. Addirittura, il corpo della mamma durante il parto produce altissimi livelli di endorfine (sempre loro, eh??!) per aiutarla a dimenticare presto i dolori che si vivono dando alla luce una creatura perché voglia poi ripetere l'esperienza: se la natura deve fregare noi donne così, allora vuol dire che si passano veramente dei guai tra travaglio e fase espulsiva. 

D'altra parte, domani sono 27 settimane e ormai c'è davvero più poco tempo per stare a pettinare le bambole. Anzi, da domani, 24 gennaio, mancheranno esattamente 3 mesi alla data presunta del parto.

Mi sembra che sia passata appena qualche settimana dal pomeriggio di agosto in cui il test di gravidanza è risultato positivissimo. E invece oggi mi sono ritrovata a percorrere con passo pesante come quello di un bisonte e piedi a papera la strada verso un negozio di abbigliamento premaman alla ricerca di nuovi vestiti adatti a contenere questo nuovo corpo. Quando, provando dei reggiseni, mi sono accorta che l'unico che riempivo comodamente era una quinta misura, mi sono dovuta sedere sullo sgabello che per mia fortuna era già dentro al camerino, in preda ad un misto di eccitazione e incredulità... Ma quasi di panico. Neanche una pornostar. La realtà è che la mia pancia è enorme, quindi le dimensioni del mio seno sono comunque insignificanti, anche se ci vuole un reggiseno taglia quinta per contenerlo. Se non fosse stato per le voragini che trovavo scavate sulla pelle la sera al momento di togliere il mio solito reggiseno non mi sarei neanche accorta del livello di lievitazione del mio seno. 

Per rendere il giro di shopping meno traumatico, ho deciso di provare qualcosa di diverso, per esempio dei pantaloni. Sono 7 mesi ormai che indosso solo vestiti più o meno ampi e arrivata a questo punto non ne posso più, né della scarsa varietà, né di dover lottare tutte le mattine con i miei polpacci per chiudere gli stivali, né dei collant che si arrotolano sotto alla pancia con effetto laccio emostatico (e antiestetico maniglione che si intravede chiaramente sotto al vestito). Guardo le ragazze con i jeans e mi sembrano delle aliene. Così oggi ho provato dei pantaloni premaman: sembravo un tacchino ripieno. La commessa era dispiaciuta quando, uscita dal camerino, ho annunciato che non avrei comprato niente di ciò che mi aveva proposto. Ho protestato facendo presente che è assurdo che i pantaloni premaman siano quasi tutti di tessuto stretch: in gravidanza la ritenzione idrica diventa la più fedele delle compagne, i rotolini si sprecano nei punti più disparati e ancora devo evidenziare il tutto mettendomi dei pantaloni aderenti??? Nossignore, non se ne parla. 

Ho avuto più fortuna in un altro negozio, dove sono riuscita a trovare dei jeans (dei jeans!!!) che sono un pochino lunghi, ma almeno somigliano vagamente a ciò che ero abituata ad usare quotidianamente fino a qualche mese fa. Fantastico, c'erano anche delle canottiere e delle camicie premaman. Non vedo l'ora di uscire domattina sfoggiando jeans, canottiera con camicia a quadrettoni e All Star, tanto per esagerare con lo stile scazzato. Poco importa se siamo a gennaio e fa freddo: io ho sempre caldo.

Quel che più conta, comunque, è la visita dal ginecologo di oggi pomeriggio. In attesa con me, c'era una mammina alla 12a settimana che era lì per la translucenza nucale. Avevo rimuginato tantissimo sull'opportunità di sottopormi a quell'esame, in alternativa a un esame invasivo, nelle prime settimane di gravidanza e, una volta deciso che sarebbe stata quella la prima tappa, ho aspettato l'appuntamento dell'ecografia con una trepidazione alle stelle. Ora mi sembrano passati secoli da quel giorno e vicina a quella mammina mi sono sentita una veterana della gravidanza. A volte ho l'impressione di essere incinta da sempre.

Comunque, il bimbo sta benone, durante l'eco succhiava il liquido amniotico e muoveva le braccia come un robotino impazzito. Al momento della fotografia del viso in 3d, lui si è prontamente coperto con le mani, come è ovvio, ma l'immagine è comunque molto bella. 

La pressione è a posto, la placenta è a posto, è tutto a posto... A parte il mio peso. Quindi dovrò presto sottopormi a un test di tolleranza al carico di glucosio per cui dovrò trascorrere una mattina in ospedale ingurgitando un disgustoso beverone zuccherino, a digiuno per di più. Alcune dicono che l'esame non è così terribile, mentre altre riferiscono di aver addirittura rimesso durante la simpatica bevuta e di aver quindi ripetuto la tortura dopo una settimana. 

In ogni caso, c'è tempo, basta che provveda entro la prossima ecografia che sarà alla 32a settimana, quando si valuterà la crescita del mio nanetto. Persino il ginecologo mi è sembrato più simpatico delle altre volte. Prima di ogni visita, ho sempre un po' di paura, ma alla fine questo bambino è ogni volta più forte di ogni mia tensione. 

Sono sempre più convinta che quello che mi insegnerà, e mi sta già insegnando, questo piccino sarà sempre più di ciò che gli potrò insegnare io.


Nessun commento:

Posta un commento